Nanna, che fare quando il bambino non dorme

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Quando si parla di nanna, le mamme si dividono in due tra quelle che hanno figli che hanno dormito da subito otto ore di fila (beate loro!) e quelle che invece hanno bambini che fanno penare. I primi mesi è normale non dormire. I neonati non hanno i cicli sonno-veglia di noi adulti né hanno ben chiaro il concetto di notte e giorno.

A tal proposito, gli esperti consigliano di non oscurare la stanza quando il bambino dorme di giorno proprio per aiutare il piccolo nella comprensione del passare del tempo e a distinguere le ore diurne da quelle notturne.

Anche allattare può “disturbare” il sonno del bambino che di notte tende a svegliarsi di più rispetto a un bambino che prende il latte artificiale, poiché quest’ultimo è più pesante e meno digeribile. La pancia resta piena più a lungo e il bambino non si sveglia per la fame. Al contrario il latte della mamma è più leggero e digeribile per il bebè.

Ci sono fior fior di libri e post su portali e blog che spiegano ai genitori come educare il proprio figlio a una nanna serena, che renda – in primis - serene le loro notti. 

Un suggerimento è quello di non correre immediatamente al primo vagito. Questo non significa lasciarli piangere ma attendere un attimo per capire se il bambino si è davvero svegliato. Molte volte bastano pochi secondi perché ritrovi la via del sonno da solo.

Se invece si è svegliato veramente, le coccole restano la soluzione migliore. Le coccole creano dipendenza? Forse, ma sono la risposta migliore al pianto, le uniche in grado di fermarlo. Il pianto di un neonato, in piena notte, è la maniera migliore per smettere di dormire per le ore restanti della notte.

“Fate la Nanna” del pediatra Estivill è uno dei libri più venduti sul tema della nanna e sicuramente anche uno dei più criticati. Il libro consiglia di lasciare piangere il bambino ogni giorno un po’ di più, fino a quando non capirà da solo che quando mamma e papà lo portano nel lettino è arrivato il momento di chiudere gli occhi.

Ovviamente tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare…perché non tutti i genitori se la sentono di lasciare piangere il proprio bambino per diversi minuti senza intervenire a consolarlo.

Se siete fra questi, probabilmente, dovrete ricorrere a un altro classico per addormentare i bambini: cullarli tra le proprie braccia fintanto che il loro peso lo permette e pronunciare energicamente “shhh-shhhhh!” per più e più volte. Quando poi il peso diverrà insostenibile, le braccia verranno poi sostituite dal passeggino, da dondolare da destra a sinistra e viceversa.

I genitori più coraggiosi potranno anche lanciarsi nelle famose “passeggiate” notturno con l’auto. Per il 99% dei bambini l’auto resta uno dei luoghi più soporiferi sulla faccia della terra.

Anche il seno resta una delle carte che le mamme si giocano per addormentare in fretta il bebè anche se rischia di diventare una sorta di schiavitù, poiché la mamma poi diventa insostituibile e il neonato si aspetta di essere messo a letto sempre da lei (e dalla sua tetta!).

Per i bambini sono molto importanti i rituali. Dicono che fare il bagnetto aiuti il bambino a rilassarsi e a capire che il momento della nanna si sta avvicinando. Ma se avete bambini che soffrono di dermatite, meglio non esagerare con i bagnetti e con l’acqua calda che tende a seccare molto la pelle.

E’ importante anche rispettare gli stessi orari perché se il neonato è troppo stanco, è più nervoso, fa ancora più fatica ad addormentarsi.

Molte coppie oggi giorno praticano il cosleeping ovvero dormono con i propri figli, chi nello stesso lettone chi invece nella stessa camera. E’ una soluzione comoda anche per chi allatta, così da non dover attraversare tutta la casa in caso di risvegli notturni. Così è possibile controllare più da vicino i propri figli, soprattutto se all’inizio si è un po’ ansiosi e si teme la Sids, la sindrome della morte in culla.

Una cosa è certa: non dormire bene affatica chiunque e innervosisce anche le persone più pazienti. Per questo si tratta di una bella prova, anche come coppia. Perché un figlio destabilizza un pochino gli equilibri e prima di ritrovare nuovi assetti serve del tempo. Dormire male non aiuta. Quando si superano certi limiti di nervosismo, è importante fermarsi, guardarsi negli occhi e magari provare a farsi una bella risata per sdrammatizzare la tensione.

Non ascoltate chi dice che praticare il cosleeping significhi condannarsi a un figlio nel lettone fino a 13 anni. Non ci sono prove a tal proposito e anzi alcuni studi dicono esattamente il contrario, che il cosleeping rafforzi l’indipendenza e l’autostima del bambino, rendendolo più sicuro. Tenete conto che con i bambini si parla sempre di fasi, che passano molto in fretta e che le cose cambiano repentinamente da un giorno all’altro. Prima o poi, indipendentemente da tutto, tornerete a dormire. E’ solo questione di tempo e, forse, arriverete a rimpiangere anche quei momenti perché vorrà dire che i vostri bambini sono diventati grandi.


Ilaria Cuzzolin

Mamma Risparmio

Mammarisparmio.it

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